A volte le cose accadono al momento giusto.
Mi trovavo in uno stato di solitudine assoluto. Dopo aver incontrato decine di persone al corso di formazione, dopo aver chiacchierato con la barista, ringraziandola per l’ottima insalatona e dopo aver revisionato un fondo delle risorse decentrate, era calato un profondo silenzio. Non avevo neppure voglia di accendere la radio.
È bello a volte non farlo ed ascoltare il motore o il suono delle ruote sull’asfalto; se piove è ancora più malinconico. Più romantico. Insomma, mi godevo quell’ineffabile istante di solitudine, pensando a quante parole si sentono e si dicono in un giorno, senza magari avere qualcuno con cui, davvero, parlare e condividere. Nonostante il mio chiodo fisso per la testa, mi sembrava in quel momento di essere lì da solo.
All’improvviso, arriva una mail. Possibile che non riesca a spegnere il cellulare nemmeno per un attimo?! Già… la curiosità non riesco proprio a controllarla. Abbasso la testa e leggo (eh, eh… non alla guida! Mi ero accostato in un parcheggio).
Mi sono scese le lacrime. C’era davvero qualcuno che si voleva prendere cura di me. Si chiama CiVIT, ed è scoppiato amore a prima vista. La mail diceva: comunica con la CiVIT. Oddio! Posso davvero comunicare con qualcuno! La prima cosa che ho fatto è stata di accendere la radio per cantare a squarciagola “Su di noi, nemmeno una nuvola, su di noi, l’amore è una favola, ecc. ecc.”.
Ero di una euforia unica. Posso davvero comunicare con qualcuno!
Dopo il primo momento di gioia infinita, ho iniziato, però, a chiedermi cosa potevo raccontare alla Commissione.
Ovviamente, ho subito escluso gli argomenti personali. Sarebbero sicuramente finiti nella sezione “Amministrazione Trasparente” alla sotto-sezione: “Facciamoci gli affari degli altri”. Il nome di tale sezione è, peraltro, provvisorio, perché sembra che, con una futura deliberazione, sia emanato un bando per un concorso di idee per la scelta della denominazione. I criteri saranno resi pubblici solo successivamente.
Quindi, per non rischiare che tutto il mondo venisse a sapere che fino a un anno fa non mi piaceva la cannella e che dopo un gelato a Roma ho iniziato ad adorarla, ho connesso due neuroni per trovare qualcosa di meglio da comunicare.
Mi è venuto in mente che alla CiVIT avrei potuto chiedere un aiuto psicologico dopo il cosiddetto “lunedì nero degli OIV (o struttura analoga)”, datato 30 settembre 2013. La “attestazione del monitoraggio delle schede degli obblighi di trasparenza, degli asterischi e dei si e dei no” ha messo alla prova ogni organismo di valutazione. Ad esempio, io, sono tornato alla sera e ho chiesto a mio figlio che compilasse un foglio excel facendo il giro delle case della via, segnando quanti avessero il nome e il cognome appiccicati alla cassetta della posta. Un’altra casella del monitoraggio era, invece, dedicata a scoprire quanti residenti avessero il campanello rotondo e quanti lo avessero quadrato e se quelli che ce l’avevano rotondo, l’avessero messo su tutte le porte di ingresso della casa. Ecco un buon argomento con il quale comunicare alla CiVIT.
Che poi dico: non è che si possono comunicare cose così alla Commissione! Bisogna pensarci bene. La CiVIT costa otto milioni di euro l’anno (si veda l’art. 13 del d.lgs. 150/2009)… mica scherzi! Gli argomenti devono essere tosti. Se no, mica ti ascoltano.
E così, ridendo e scherzando (non tanto, poi) sono arrivato a destinazione. Io l’indirizzo mail me lo segno. Ora so a chi rivolgermi durante il prossimo raptus di solitudine. Sempre che non piova. Perché in questo caso, abbasso i finestrini, annuso il profumo dell’acqua sull’asfalto e guardo ammirato gli arabeschi lasciati dal tergicristallo ogni volta che passa.
sembra la prefazione di un thriller………..bravo e poi con tutte queste disposizioni del piffero che stanno partorendo quotidianamente abbiamo bisogno di un bravo investigatore altro che della CIVIT
bravo, non è il caso di far sapere pubblicamente quanto ci costa la Civit?
non se ne puo’ piu’ di fornire dei dati, che ci mettano pure il microcip tanto e’ quello che succederà fra qualche anno
Ci vorrebbe un commento altrettanto “silenzioso”… il silenzio può essere più denso di mille inutili parole… Sintetizzo sperando di non perdere ciò che vorrei dire: “meraviglioso!”
Ma non c’è mai limite al peggio?
Piano Nazionale Anticorruzione P.N.A.: 63 pagine e 6 allegati per dire semplicemente NON RUBARE, NON DESIDERARE LA COSA D’ALTRI!
Siamo così prolissi grazie alla tecnologia? Se scrivessimo sulle tavole di pietra ….
Il problema è che in molto Comuni a fronte delle materie connesse all’informatica ed alle innovazioni, e conseguenti adempimenti richiesti, manca una struttura ad hoc (perchè chi dovrebbe formarla se ne frega) che si occupi di queste materie (trasparenza, siti web in generale, copie di back up, aggiornamenti, antivirus, piano triennale della trasparenza, disaster recovery, dematerializzazione, gestione della rete comunale, formati aperti, responsabile della sicurezza dei dati, amminstratore di sistema, firma digitale , marche temporali, pec, etc.) quindi ci si trova, come nel mio caso che un ragioniere debba reinventarsi (con tanta buona volontà ma con pochissimo tempo anche informatico). E’ come andare in ospedale e pretendere che il chirurgo sappia anche tenere la contabilità iva dell’ospedale.
Allora sono giuste le materie connesse all’innovazione, è giusto eliminare la carta, MA E’ ALTRETTANTO GIUSTO OBBLIGARE TUTTI I COMUNI A CREARE UNA STRUTTURA AD HOC che si occupi in via esclusiva di queste materie (anche una sola persona), che sono importanti tanto quanto l’anagrafe, il protocollo, la biblioteca comunale, ecc. DOVE LE STRUTTURE SPECIALIZZATE per la loro gestione esistono.
per non parlare del famosissimo principio di “esclusività” !!
bellissimo articolo, mi sono permesso di linkarlo nel mio blog.