L’abbraccio

C’era una persona che da tempo avrei voluto abbracciare. Devo dire che non mi è un desiderio abituale, raramente provo l’istinto di stringermi addosso a qualcuno, soprattutto se non lo conosco o se non ci ho mai parlato insieme. Con i personaggi famosi, poi, ho un blocco totale: perché mai dovrei far perdere del tempo al mio beniamino?

Oggi, però, ce l’ho fatta. Nell’occasione di un intimo reading di Omar Pedrini mi sono fatto forza e al termine dell’incontro mi sono avvicinato e gli ho detto: “Una volta nella vita, posso darti un abbraccino?”. Lui ha riso: “Eh no, se si fanno le cose si fanno bene, ci diamo un abbraccione!”, e mi ha stretto a lungo.

Abbiamo parlato un po’, ma io ero già agitato per non portare via del tempo alle altre persone.

Ora mi sento meglio. Ne avevo bisogno. Quell’abbraccio sapeva di qualcosa lasciato in sospeso. La necessità di chiudere un’emozione lasciata aperta per troppo tempo. Le sue canzoni, prima quelle dei Timoria e poi quelle da solista, hanno accompagnato e ancora sono presenti nelle mie giornate. Sulla ricerca degli accordi di quelle melodie ho imparato a strimpellare la chitarra. Al ritmo dei brani più famosi mi sono goduto decine di concerti.

Ed eccolo qua. Omar. Adesso ancora più reale.

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