“Corto muso” è un’espressione in uso nell’ippica, per indicare una vittoria di misura minima. Se n’è parlato anche nel mondo del calcio e qui sta a significare vincere con pochissimo margine, generalmente uno a zero.
Non c’è nulla di male a primeggiare per poco. Se ci si pensa, ad esempio, nella formula uno si conquista una pole position per millesimi di secondo. E non è di certo una brutta cosa.
Quello che dà un po’ più fastidio è l’altra interpretazione che viene fatta del corto muso. Infatti, nel modo di parlare d’oggi, soprattutto tra i più giovani, si usano queste parole per identificare un risultato raggiunto con il minimo sforzo.
Superare un esame all’università avendo studiato poco o nulla. Aver vinto un concorso improvvisando. Essere riusciti a prendere il premio al lavoro applicandosi così così. Aver contribuito alla vita famigliare con qualche aiutino qua e là. Sentirsi un ottimo automobilista per aver lasciato passare qualcuno sulle strisce pedonali.
Sono solo alcuni esempi del corto muso “sbagliato”. Quando, insomma, si raggiunge uno scopo senza tanto impegno. E, forse, anche in questo non ci sarebbe nulla di male se poi le nostre energie venissero dedicate ad altro di più nobile.
La sensazione che invece ho è che sempre più spesso il corto muso stia diventando per noi uno stile di vita, un sei meno in pagella che facciamo diventare – illudendoci – un nove, a volte un dieci.
Eppure, le soddisfazioni più belle le ho avute quando nel fare le cose ci ho messo tutto quello che potevo. E allora, arrivare secondo o terzo o quarto non è mai stato un problema perché consapevole di aver giocato al massimo.
L’augurio per il nuovo anno è che possiate trovare la gioia e la bellezza di camminare nella vita con l’impegno e la dedizione in ogni piccolo passo. Quella è la vera vittoria a cui aspirare.
Buon Natale e Buon 2025!