Precisando che, come giustamente chiarito dalla Rgs, sui tabellari non c’è nulla da fare visto che quando si va in contrattazione nazionale si individuano somme “complessive” e non sui singoli dipendenti, rimane aperta la questione dell’incremento delle risorse variabili che potevano arrivare fino al 1,5% del monte salari 2007 così come previsto dal Ccnl 31.07.2009.
Già in passato ho esposto i miei dubbi che ora riassumo. Ecco i motivi per cui non sono d’accordo con quanto affermato dalla Rgs nel recente parere.
- Perché mi sembra assurdo che una norma valga o non valga a seconda della data del pagamento; se una somma è “sbagliata” lo è a prescindere dal momento della fuoriuscita di cassa;
- Perché la stessa norma afferma che le clausole difformi contenute nei predetti contratti ed accordi sono inefficaci a decorrere dalla mensilità successiva alla data di entrata in vigore del presente decreto. Quindi eventualmente è inefficace a prescindere dal pagamento, visto che la disposizione fa riferimento anche agli “accordi”;
- Perché eventualmente la linea di delimitazione tra corretto e non corretto era più logico che fosse la stipula del contratto integrativo, piuttosto che il suo pagamento. E se il personale sulla base di quel Contratto siglato avesse fatto delle prestazioni lavorative??? Nessuno si pone questo problema sul diritto alla retribuzione???
- Perché se legge è legge tutti i contratti stipulati dopo il Dl n. 78/2010 avrebbero dovuto prevedere la quota massima del 3,2%. E come mai allora il Ccnl dei Dirigenti stipulato il 3.8.2010 oltre al 3,2% sul tabellare prevede anche un incremento del Fondo? Non è una norma simile a quella del Ccnl del 31.07.2009? E come mai la Corte ha certificato?
Mi sembra abbastanza per sostenere che c’è qualcosa che non va. E la scelta poteva essere solo una. Il legislatore ha voluto un norma forte e decisa? Bene. Allora si abbia il coraggio di dire che si applica in tutti i casi, sia di contratti già stipulati, pagati, liquidati, da stipulare. Vale in ogni caso. Punto e basta. Questo almeno è quello che dice la norma. Veramente la faccenda del pagamento fa un po’ sorridere. Poi ovviamente è solo un mio parere.
Che fare quindi?
Adeguo o non adeguo?
Se opto per la prima soluzione, non credo che la strada sia quella del recupero con trattenuta in busta paga. Su queste cose bisogna andarci delicati. La stessa Rgs afferma che non si fa così. Quindi che strada? Ritengo che la soluzione sia quella contenuta nell’art. 40 del D.lgs. 165/01 cioè il recupero sui fondi degli anni successivi. Non vedo alternative. Non stiamo parlando di “somme non dovute” e quindi escludo fortemente il recupero in busta paga.
Giustamente potrebbe farsi notare che se recupero sui fondi anni successivi rischio di “penalizzare” più dipendenti di altri. Vero, ma quale alternativa?
Insisto un attimo: se con l’1,5% avevo finanziato specifiche produttività o attività particolari di determinati dipendenti e sulla base di ciò avevo pure stipulato un contratto integrativo, come faccio oggi a chiedere la restituzione di tali somme per attività realmente svolte? E l’art. 36 della Costituzione?
Non vedo davvero alternativa: se ci si vuole adeguare una soluzione non può che essere quella del fondo degli anni successivi. Sperando di avere abbastanza risorse stabili che me lo permettano…
Quindi tanti problemi, che ho affrontato disordinatamente e debbo dire anche un po’ frastornato.
Bisogna sempre toccare il fondo?!?!