Come sappiamo, i differenziali stipendiali vengono corrisposti sulla base di tre criteri:
- valutazione della performance
- esperienza professionale
- capacità culturali e professionali.
Il primo sarebbe il più importante per stilare la graduatoria. Peccato che nella maggior delle situazioni le schede di valutazione siano pressochè inutilizzabili in quanto appiattite – spesso verso l’alto – in modo da non creare una grande selettività.
Il terzo criterio, ha detto l’Aran, è facoltativo.
Bene, ne rimane solo uno. Quello dell’anzianità… ops!! Intendevo dell’esperienza professionale.
Alle prese con la definizione delle modalità di trasformazione di tale criterio in un punteggio, non posso che ricordare che non può trattarsi di “mera anzianità”. Cioè, oltre all’anzianità, che – per carità – è sicuramente un punto di partenza per acquisire esperienza sul campo, serve qualcosa in più, ovvero verificare che quella presenza in servizio abbia dato dei risultati in termini di conoscenze e capacità. Insomma, esperienza.
Su questo, un suggerimento può essere la rilettura del parere dell’Aran CFL 96 dove afferma: l’“esperienza maturata negli ambiti professionali di riferimento” si identifica con lo sviluppo ed il miglioramento delle conoscenze e della capacità di svolgere, con efficacia e padronanza tecnica, le mansioni affidate, per effetto del servizio prestato.
Ed un secondo suggerimento, questo mio, è quello di ricordarsi che questi aspetti – miglioramento delle conoscenze e delle capacità – vengono di anno in anno valutati nella scheda di valutazione di ogni dipendente. Lungi quindi da inventarsi chissà che cosa per misurare tale criterio, basta guardarsi attorno per trovare parametri certi ed efficaci.