Il Coronavirus e la chiusura di alcuni servizi degli enti locali

Riporto di seguito la risposta ad un quesito a cura di Consuelo Ziggiotto con riferimento alla chiusura di alcune attività comunali a seguito del cosiddetto Coronavirus.

Ricordo che, anche in occasione della chiusura forzata delle attività a causa della “emergenza neve” Mario Ferrari aveva già predisposto  a suo tempo un approfondimento che potete scaricare QUI

QUESITO

A seguito dell’emissione delle ordinanze a firma del Ministero della Salute e dei Presidenti delle Regioni Veneto, Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna, “Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-2019” abbiamo sospeso il servizio dell’Asilo Nido e della Biblioteca Civica.

Come devono essere trattate le assenze dal servizio dei questi dipendenti?

RISPOSTA a cura di Consuelo Ziggiotto

Le misure urgenti adottate nelle Ordinanze Regionali del 23 febbraio 2020 sono misure volte a contenere la diffusione del COVID-19 più noto come Corona Virus. Allo scopo di evitare il diffondersi del virus è stata disposta la chiusura dei servizi educativi dell’infanzia e delle scuole di ogni ordine e grado, nonché la sospensione dei servizi di apertura al pubblico dei musei e degli altri istituti e luoghi della cultura fino al 1° marzo compreso.

Tale sospensione configura un caso di impossibilità di rendere la prestazione lavorativa non imputabile ad alcuna delle parti del rapporto di lavoro: né al datore di lavoro né al lavoratore.

L’autorità che è intervenuta e ha deciso la sospensione dei servizi non ha infatti agito come datore di lavoro ma come ufficiale di governo.

Peraltro va aggiunto che esistono due diversi tipi di situazioni riconducibili l’una alle ordinanze Regionali, le altre alle Ordinanze dei Sindaci dei Comuni sede dei principali focolai del virus.

  • Le ordinanze Regionali sospendono il servizio degli Asili nido e delle Biblioteche nei rispettivi territori.
  • Le Ordinanze dei Sindaci vietano ai residenti nei Comuni sedi dei principali focolai, di uscire dal territorio comunale, impedendo quindi al lavoratore di prestare il proprio servizio presso un datore di lavoro al di fuori del territorio Comunale oggetto della restrizione.

 

Non sono rinvenibili nei CCNL vigenti, disposizioni che trattino in modo specifico la complessiva fattispecie e gli effetti che ne possono derivare sul rapporto di lavoro.

Ad oggi, pertanto, possono essere fatte valere le istruzioni fornite dall’Aran nei casi di eventi calamitosi o eventi atmosferici avversi.

Le indicazioni dell’Agenzia sono quelle di un datore di lavoro che, pur non essendo tenuto a corrispondere la retribuzione per i periodi oggetto di assenza, potrà certamente applicare tutta una serie di istituti e discipline contrattuali che consentono di tutelare la posizione del dipendente.

Le assenze possono pertanto essere giustificate ricorrendo ad istituti contrattuali e di legge come ferie e permessi retribuiti oppure anche concordando con il lavoratore interessato, su un più ampio arco temporale, l’eventuale recupero delle ore non lavorate.

Per quanto riguarda i lavoratori dipendenti degli asili nido e delle biblioteche, agli stessi, potranno essere chieste mansioni da essi esigibili in aree diverse da quelle oggetto di sospensione.

Stessa previsione non è evidentemente applicabile ai lavoratori ai quali sono rivolte le misure restrittive di tipo territoriale.

L’eccezionalità della contingenza in continuo divenire conduce a ritenere che verrà adottata una soluzione per colmare, nell’emergenza, il vuoto normativo che incide negativamente sulla sfera del lavoratore e che si colloca come elemento di differenziazione tra mondo del lavoro privato e pubblico.

 

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