InterRail

Subito dopo la fine delle Superiori e prima dell’inizio dell’Università, insieme a Francesco, Luigi e Andrea ho fatto la mitica avventura dell’Interrail in Europa: Parigi, Londra, Scozia ed Irlanda. Momenti memorabili per sempre impressi.

Oggi, durante il cambio dell’armadio, mi è capitato tra le mani un paio di jeans che avevo conservato per ricordare quell’esperienza. Per la prima volta della mia vita avevo usato scarabocchiarli con frasi, canzoni, poesie.

Nella tasca ho poi trovato un foglietto su cui avevo scritto qualcosa durante una pausa ad un parco di una cittadina inglese. L’inchiostro è un po’ sbiadito e prima che le parole scompaiano del tutto le ho riportate su un formato più stabile. Ricordo quell’attimo come se fosse oggi. Quella scena era lì di fronte a me ed io ne avevo preso appunto.

I due camminano per le strade assolutamente medievali. Lei lo prende sotto braccio, lo guarda e si sorridono. Arrivano al parco. Un posto immenso. L’erba verde. Il sole filtra i suoi raggi tra le foglie degli ippocastani sparsi ovunque. Di tanto in tanto fa capolino qualche rudere di castello. Come sempre in Inghilterra è tenuto tutto benissimo. L’erba sembra irradiare luce propria da tanto è verde e brillante. Lui prende lo zaino e ne estrae una coperta a quadri, rossa e blu. La stende sul tappeto erboso. I due si siedono. Anzi no, lei si siede, lui si corica e guarda il cielo blu intenso intervallato dal passaggio di qualche nube bianca. Bianco, come il colore della camicetta di lei. Fa ancora caldo, l’abbigliamento è leggero. La sua camicetta scende fino a toccare la coperta. Lui la sfiora con la sua mano mentre ancora coricato chiude per un attimo gli occhi. Leggeri. Lui è vestito con un camicia blu, le maniche arrotolate. Lei si toglie le ballerine per far entrare ancor più fresco nel suo corpo. Il momento è arrivato. Lui lo sa. Lei lo sa. Lui si alza. La guarda. Gli occhi sono alla stessa altezza e nella loro luce c’è il racconto delle loro vite. Con la sua mano sinistra lui le prende la mano destra. Gli occhiali di lei improvvisamente scivolano via. Lui li depone sulla coperta, al sicuro. La guarda. L’istante è lì. Lui si avvicina e con un bacio leggero sulle labbra depone tutti i giorni passati, il presente e il futuro. Il tempo si ferma. Un attimo, un’eternità.
D’altronde l’infinito non è la fine delle attese senza perderne il desiderio?

A questo punto Luigi mi aveva chiamato: Nom?! (andiamo?). Avevo posato la penna, piegato il foglio e lo avevo inserito nella tasca dei jeans. Dove ancora oggi è.

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