Lo scooter

Ho sempre desiderato avere una moto. Fin dall’età di quattordici anni invidiavo tremendamente i miei amici che aveva già il motorino. Io dovevo accontentarmi di una nuova bicicletta che i miei mi avevano, ingannevolmente, regalato qualche mese prima: in questo modo la coscienza mi impediva di chiedere qualcosa di più visto che avevo appena ricevuto un regalo di valore.

In casa però, in garage, esisteva un cinquantino. Un Motobecane per la precisione. Giallo fiammante. Certo, non era un ciao e neppure una vespa, ma era già qualcosa. Con la scusa che non era assicurato, ho dovuto aspettare un altro anno prima di usarlo. Nel frattempo continuavo a girare per il cortile, rovinando il prato e chiedendomi quanto tempo ci volesse per fare una assicurazione. Poi, casualmente dopo l’esame di terza media, arrivò l’assicurazione e con essa il permesso di condurre il motoveicolo sulle strade normali. È bene sapere che il Motobecane era nato in Francia ed era praticamente un motorino da pianura. Infatti non riusciva a portare a termine nemmeno una salita del mio paese. Allora capii perché aveva i pedali.

Con i sedici anni e con le cosce ormai stanche di sopportare tremendi sforzi, cominciò il desiderio di un centoventicinque. Cominciai le pratiche, mi iscrissi alla motorizzazione, preparai l’esame. Dieci giorni prima dell’esame spostarono la motorizzazione dal centro di Mantova alla zona Valdaro e nel trasloco persero le mie pratiche. Ripresentai il tutto e a pochi giorni dall’esame mi comunicarono che gli uffici erano stati derubati e non riuscivano più a trovare i miei documenti. A questo punto avevo diciassette anni e mezzo e le cosce sempre più stanche. A sei mesi dalla patente per la macchina (la quale valeva anche per guidare i motoveicoli) portai pazienza. Cominciai poi la procedura, andai a scuola guida, presi la patente con facilità (d’altronde avevo già studiato negli anni precedenti) e scoprii che da un mese prima, e sottolineo, un mese prima, coloro che prendevano la patente B per la macchina non avevano più diritto alla patente A per le motociclette. Il sogno di avere un centoventicinque continuava senza esiti nella realtà. Poi la macchina smorzò il desiderio e non presi più la patente A.

Tutto questo per capire quanto il mio desiderio di avere una moto era forte. Appena uscita la legge che permetteva ai possessori di patente B di guidare anche i motori con cilindrata centoventicinque (anche se con qualche limitazione), mi misi sul mercato per cercare il mio mezzo. Doveva avere comunque un prezzo contenuto, ma allo stesso tempo essere un centoventicinque. All’età di 28 anni mi comprai la prima moto. Uno scooter, ma pur sempre una moto (senza pedali). Cavalcarlo la prima volta è stata un’esperienza unica. Per via del rodaggio non dovevo superare i 60 km all’ora; ma come fare? Dopo aver aspettato quasi una mezza vita non potevo non andare. E andai. I miei primi 90 km all’ora furono bellissimi.

Lo scooter è diventato un mio amico. È bello girare in scooter anziché in macchina. Quando il cielo è sereno e non fa freddo ci si sente più parte di quello che sta attorno. Si ammira la strada che corre con il suo paesaggio vicino. È più facile incontrare le persone ed è più facile fermarsi. Parcheggiare non è più un problema, anzi, è una piccola gioia arrivare e trovare sempre un posticino. Andare al lavoro in scooter diventa un diversivo rispetto alla monotonia quotidiana.

Insomma un sogno realizzato. Ogni tanto penso ancora all’enduro che sognavo da giovane, penso che potrei prendere la patente e godermi una moto più veloce e potente. Ma per adesso mi sto godendo quanto ho e dopo quello che ho aspettato per farlo, non è poco.

Luglio 1998

Print Friendly, PDF & Email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

cinque × 5 =