Le maestre non perdono il vizio di far imparare delle poesie a memoria durante le vacanze natalizie. Il che significa che tutta la famiglia impara poesie a memoria durante le vacanze natalizie.
Filastrocca del Natale, quante cose posso comprare! Ho già visto nelle vetrine, fili d’argento nastri e stelline, ecc. ecc. Ovviamente il finale è sempre più o meno così: Ma il Natale non è questo in fondo, è vera pace in tutto il mondo, ecc. ecc.
L’altra sera ho fatto conoscere alle pesti una delle poesie più brevi della storia.
Giuseppe Ungaretti. Mattina. Mi illumino d’immenso.
– Dai, papà, vai avanti.
– E’ finita.
– Uao, ma è bellissima.
– Già. Soprattutto perchè è lunga vero?
– Sì.
Vabbè, quando la nausea sale alle stelle allora proviamo ad inventarci noi qualcosa.
Lorenzo è ispirato. Titolo, L’asciugamano. Testo: Mi asciugo, di gusto.
Alla fine ne elaboriamo una tutti insieme. Tristina, neh. Ma così è.
Sotto una lampada alogena, si consuma un Natale di plastica.
Siamo solo indecisi sul titolo.
… è capitato anche al sottoscritto!!! Era un incubo, una maledizione! Attenzione: era una scadenza fissa, di sabato e per il lunedì successivo. Quante domeniche passate sulle poesie più strane… Tutta la mia famiglia la imparava, tranne il diretto interessato!!!! La poesia a memoria mi ha segnato per tutta la vita.
Se ben ricordi, Gianluca, questo lo descrivo a pag. 91 del mio libro Compagni di classe dal 1952-57. Nel racconto Il sabato de villaggio scrivevo:
“… c’era l’odiata poesia che si doveva imparare a memoria, la si doveva recitare, spiegare ed infine commentare.” …
Col tempo poi mi sono dovuto ricredere e dare ragione alla mia maestra. Infatti chi è dotato di memoria ha una marcia in più !
Complimenti.