“Blocco” è la parola d’ordine del 2011. Ovunque ci si giri c’è un blocco. Degli stipendi, del fondo, dei contratti nazionali.
In alcuni casi ci sono dei veri e propri tagli: le spese di formazione e di missione ad esempio vanno decurtate della metà.
I tagli non risparmiano nessuno, dipendenti e dirigenti, e bloccano anche le progressioni economiche (o orizzontali). D’altronde o sono ordinariamente spettanti entro il 2010 oppure la faccenda si fa complicata. Per quelle di carriera invece la strada è assolutamente in discesa. Si possono ancora fare nel triennio 2011-2013, ma valgono esclusivamente a fini giuridici e non economici. Grande trovata del legislatore. Si svolgono mansioni superiori, ma pagate come prima. Frastornati, i più si stanno ancora chiedendo se sia una punizione od un’opportunità. Non c’è via d’uscita. Qualcuno ha provato a dirlo ad una cena tra amici:
– ragazzi, sapete che ho vinto un concorso e sono passato di livello?!
– complimenti, che bravo! E quanto prendi in più al mese?
– niente!
– ah.
I più fini di palato guardano all’art. 36 della Costituzione, ma per ora non c’è niente da fare. Il blocco va garantito su tutti i livelli retributivi.
Ma cos’è un blocco e come si può esportare il concetto tra i dipendenti della pubblica amministrazione?
Proviamoci.
“Blocco del traffico”. Viene usato in molte città quando l’inquinamento è alle stelle. Si viaggia a targhe alterne. Una specie di part-time forzato. Ci si può pensare. Anzi, ci ha già pensato il Collegato lavoro.
“Blocco della circolazione”. In caso di forza maggiore (manifestazioni, cerimonie, ecc.) si chiudono delle strade. Nel nostro caso potrebbe essere l’invito a chiudere delle amministrazioni? I consorzi di funzione e i piccoli comuni lo conoscono bene.
“Blocchi in cemento”. Duri, estremamente duri. Come i colpi bassi del Dl n. 78/2010.
“Blocco note”. Quelli su cui sono stati presi infiniti appunti su come concretamente operare nel marasma delle interpretazioni.
“Blocco di pop-up”. Utilissimo sul pc. Chiude automaticamente le finestre. Per noi hanno chiuso quelle della pensione.
“Posti di blocco”. Già. Ci sono anche quelli. I più soft sono i questionari della Corte dei conti, i più impegnativi le visite dell’Ispettorato della Rgs. Meglio anticiparli.
“Blocco del bancomat”. Stante il blocco degli stipendi si può far senza chiamare il numero verde.
“Blocco intestinale”. Ok, su questo ognuno può trarre le sue conclusioni.
Eppure c’è anche un uso positivo della parola blocco.
I “blocchi di partenza” utilizzati dagli atleti nelle competizioni per dare il via alla loro gara. Quella leva su cui fare forza per migliorarsi, andare oltre, vincere. Ma purtroppo, questo concetto, almeno fino a quando i lavoratori verranno considerati solo come una voce su cui risparmiare, non è esportabile alla pubblica amministrazione. Con un po’ di tristezza.
Tratto da RU di Maggioli – N. 3/2011