La misura delle cose

Stavo riflettendo sulle cose che ci hanno misurato. All’improvviso mi è venuta in mente l’immagine di un campo in montagna che attraversavo per andare al parco giochi. Siccome l’erba era molto alta, quasi più di noi bambini, prendevamo a riferimento un filo di metallo tra due paletti che segnava il confine tra alcune case. Quel filo era altissimo ed era impossibile perdersi. Improvvisamente mi sono reso conto che quella linea si e no avrebbe potuto essere alta sessanta centimetri, forse tanto quanto l’erba del campo incolto.

Da quante cose siamo stati misurati, inconsapevolmente?

Uno dei ricordi più costanti di quando ero piccolo, è il discorso che mio papà mi ha fatto alla vigilia del suo cambio di lavoro. Eravamo in macchina ed io ero accovacciato ai piedi di mia mamma seduta sul sedile davanti. Oggi sarebbe un reato degno dell’ergastolo, ma a quei tempi tutto era possibile. Soprattutto su una Cinquecento. Io mi ricordo che ci stavo comodissimo e che sicuramente attorno a me c’era ancora dello spazio. Stiamo parlando di una Cinquecento… che mi ha misurato.

Di cose che ci hanno preso le dimensioni ce ne sono tantissime: il banco di scuola con le nostre gambe che pian piano salivano quasi a toccarlo, la nostra cameretta (avete mai provato a coricarvi sul letto che è stato vostro da quando siete nati a quando siete cresciuti?), la coperta di un pic-nic memorabile, il divano su cui facevamo i salti, la porta in cui ci cimentavamo a parare i tiri dei compagni, i gradini di qualche palazzo, la strada che percorrevamo per andare a giocare con gli amici.

Sono discorsi banali, lo so. Loro sono sempre lì, uguali a sempre. Noi cresciamo, cambiamo e vediamo diversamente. Ma oggi, stavo pensando a loro.

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