Torno in Calabria ma non per lavoro. L’obiettivo è l’Aspromonte: trekking e canyoning. Mi sono aggregato ad un gruppo di amici e a mio figlio grande con il pallino delle forre, su e giù per i torrenti tra salti, calate e scivoli. Io mi sono auto-alleggerito il programma e di quattro giorni solo due sono andato con loro. Il resto me lo sono organizzato con qualche giro a piedi in solitaria.
Il più significativo è stato un percorso che mi ha portato da Melito Porto Salvo alla rocca di Pentedattilo. Nel paese non c’è nessuno e me lo lascio alle spalle in quel bellissimo silenzio che c’è solo quando si passeggia tra le vie di un centro abitato quando tutto tace, durante la pausa del dopo pranzo. In breve mi trovo sulle colline, ancora verdi. Inizia a soffiare il vento, o forse mi accorgo solo ora della sua presenza, perché viene incanalato in una valle che rende tutto rimbombante. Non faccio in tempo a recuperare il bastone che mi ha consigliato il tipo dell’albergo che scorgo una vipera e mi ritrovo a pensare se potrei farcela a sopravvivere ad un suo morso, così sperduto, di domenica pomeriggio con tutti al mare. Vengo distolto dai pensieri dagli “amici” pastori maremmani, vecchie conoscenze. Mi puntano da 300 metri e inizio a farmela sotto. Abbaiano nel silenzio ed io cambio strada, mi invento una nuova traccia, perdendomi un po’. Provo a usare Google Maps, ma mi ero già accorto che sono riportati tracciati che non ci sono più. Là avanti c’è del movimento. Arriva un gruppo di pecore e capre. Di solito questi cani da accompagnamento sono più buoni, ma non mi fido. Per fortuna c’è anche il pastore. Lo incontro e lo saluto. Gli chiedo la direzione da tenere. Me la spiega, in pochissime parole. Destra, sinistra, destra. Parla senza gli articoli, ma dice quel poco che deve dire. Mi saluta. E a me viene d’istinto di appoggiargli una mano sulla spalla. Arrivo al fiume, che sono le vie d’accesso ai paesi dell’entroterra e risalgo fino alla rocca. Mi trovo il paesino quasi totalmente disabitato di fronte, incastrato nel monte. Uno spettacolo. Entro nei negozietti di artigianato. È domenica. C’è qualche turista. Parlo un po’ con tutti. Mi dicono che c’è una raffigurazione della Madonna che al 25 marzo sale ogni anno con una processione da Melito fino a lì e l’ultimo sabato di aprile torna a casa, sempre seguita dalle preghiere dei fedeli. Scopro che è stato proprio ieri e mi dicono di tornare dal mare, perché avrei visto il santuario e tutta la festa attorno. E così è. Dopo una lunga discesa arrivo alla spiaggia e mi trovo a percorrere più di un chilometro di lungomare pieno zeppo di bancarelle di ogni tipo. Le mie preferite erano quelle che vendevano i cd e, ancora, qualche audiocassetta: nel mondo della musica su mp3 mi hanno riportato ai ricordi in un istante. Arriva il taglio di luce, quel colore di sole che attraversa qualche nuvola e che rende tutto più nitido e pieno di contrasto. Mi fermo, guardo e annuso. Poi, torno all’albergo.