11 Maggio 2011.Piazza della Rotonda, Roma. Uno di quei momenti in cui ci sei. Sei tu. E vivi. Arrivi da una giornata di corso. Un salto in hotel a lasciare le carte. E poi via, fuori. A camminare. A Roma si cammina sempre, tanto. Ci sono quasi trenta gradi, ma non ci sono i pantaloni corti nella valigia. In aula non sarebbero stati adeguati. L’ora x per il terremoto preannunciato è già trascorsa. Questa è l’ora che preferisci. Quando il sole rosso del tramonto è tagliato dai palazzi ed entra qua e là nelle vie sullo sfondo del cielo blu intenso. Si passeggia per la zona di Piazza di Spagna. Un pacchetto con cinque segnalibri di un’opera lirica attira la tua attenzione nel negozio della Fabriano. Entrare è un mondo unico, fatto di vista, profumo e tatto. Poi i negozi chiudono. E quindi ci si sposta un po’ più in là. A breve iniziano delle note musicali. Sei lì. Stai arrivando davanti al Pantheon. Un’orchestrina ha improvvisato la sua performance. Ti fermi. E sai di esserci. Musica, colori, volti. Vita. Non si può resistere ad un richiamo così forte. Ti siedi sui gradini della fontana e scopri innanzitutto che ti trovi in Piazza della Rotonda, non del Pantheon come pensavi, anche se il capolavoro dei Romani è lì implacabile a far guardia. Una corsa frenetica di camerieri sta cercando di conquistare i turisti per la cena nei locali più commerciali della capitale. Accanto a me un gruppo di tedeschi, inevitabile birra in mano. Persone passano, chi di fretta, chi molto lentamente. I primi sono gli abitanti di Roma, che tornano a casa dopo il lavoro Gli altri, i più tanti, hanno gli occhi luccicanti per le meraviglie della città. Un gruppo di ragazzi olandesi scatta le più improbabili fotografie tra le colonne del monumento. Passa qualcuno a chiedere qualche euro per la cena. Poi improvvisamente la magia. L’orchestra ha lasciato la piazza. Al suo posto partono le note di Stairway to Heaven. Suonate lì, dal vivo, da due ragazzi. Brivido. E tutto tace. E tutto sussurra. E tutto fa rumore attorno a te. E ci sei. Presente. Vivo.