Massa marittima
Merita uno spazio a parte. È una cittadina sulla collina, distante dal mare. Un centro storico incantevole. Innanzitutto la piazza medievale. Un colpo d’occhio da manuale di storia. Le gradinate della cattedrale sono colme di gente del posto che dialoga, litiga, si riposa. Paolo fa volare qualche bolla di sapone che viene fatta scoppiare correndo dai fratelli.
Un percorso circolare collega tutti i luoghi importanti. Le mura, la torre, i palazzi e le chiese. I negozietti sono squisiti, colmi di prodotti della tradizione locale. Non mancano, ovviamente, i classici souvenir. Faccio scorta di segnalibri. Uno per ogni borgo visitato.
San Galgano
È uno dei posti che preferisco su tutta la faccia della terra, almeno di quella visitata finora. Ci si arriva per strade tortuose, ma ne vale sempre la pena. Scoperto per caso nel 1996 quando dopo aver depositato la tesi ed in attesa della discussione, ero partito per un viaggio in toscana con Daniela. In quello che può sembrare un avvallamento tra colline è depositata questa splendida abbazia. Sullo sfondo il comune di Chiusdino arroccato su una collina. Sulla sinistra, ma molto più vicino, la cappella di Montesiepi.
La costruzione dell’abbazia inizia nel 1218, ma è destinata ad andare in rovina. Una specie di “giochi di forza” come accaduto nel romanzo “I pilastri della terra”. Vedere per credere. Si è trasportati in un secondo in un tempo lontano.
Caratteristica dell’edificio è la mancanza del tetto. L’effetto è unico, sia dall’esterno che dall’interno.
Passeggiare tra le colonne bianche a cielo sereno è un’emozione unica. Anche i bambini apprezzano, ma certamente più motivati da quanto contenuto nella chiesa a monte, cioè la cappella di Montesiepi. Al centro della splendida volta a mattoncini è infatti presente la spada nella roccia di San Galgano. E la fantasia va al massimo. Anche perché nella sala a fianco sono pure contenuti i resti delle braccia degli “invidiosi” cioè tre tipi che avendo provato a sfilare la spada si sono ritrovati sbranati gli arti dai lupi. Il tutto è ottimamente raccontato su www.sangalgano.org.
Saturnia…
Sono sempre stato incuriosito dalle fotografie di Saturnia. Grandi vasconi pieni di acqua calda (e di gente). Pensavo fosse l’ennesima trovata termale per attirare la gente. Ed invece non è così. Le cascate del mulino sono in mezzo al bosco e soprattutto sono libere.
Meritano una visita turistica a prescindere dal fatto che poi ci si tuffi dentro. Ovviamente noi abbiamo fatto entrambe le cose. Coi bambini che non volevano più uscire. L’acqua è costantemente a 37,5 gradi. Uno spettacolo: viene la voglia di restarci per sempre. È stato votato come il momento clou di tutta la vacanza.
Dopo alcuni giorni la puzza (o profumo) di zolfo si sentiva ancora sulla pelle nonostante le diverse docce. Lorenzo: “sai papà che ho fatto la cacca e anche questa profumava di zolfo?”. Matteo: “se prendo un bastoncino e me lo sfrego sul braccio, dici che si accende?”.
Anche perché l’ambiente attorno merita a prescindere. La strada per giungerci, piene di curve, è un susseguirsi di verdi colline, quasi sempre libere da costruzioni. La vista spazia ovunque regalando serenità. La fretta sembra proprio non trovare casa in Toscana.
…e la sua maledizione
C’è un aneddoto. Anni fa, l’amico Giorgio, mi raccontò di quella volta in cui immerso nelle terme di Saturnia chiese a sua figlia Martina di allungargli la macchina fotografica. Lei scivolò e la macchina cadde prima in una vasca e poi per sempre in rovina.
Non ho resistito. Il giorno dopo dalla nostra visita a Saturnia ho chiamato l’amico: “Ciao Giorgio. Volevo dirti che ieri sono stato alle terme di Saturnia, ma non ho ritrovato la tua macchina fotografica…”.
Non sono passati più di dieci minuti dalla mia telefonata canzonatoria e sbeffeggiatrice. Nel silenzio del primo pomeriggio in piazza a Massa marittima, sento il rumore più brutto che un appassionato di fotografia vorrebbe mai sentire. Mi giro: la mia macchina fotografica è in terra. Distrutta. Lorenzo e Matteo hanno pensato bene di saldare i conti!
La storia della macchina fotografica è inquietante