Con la seconda superiore iniziano le lezioni al pomeriggio. Ho la fortuna di avere una nonna che abita in piazza Sordello, il centro di Mantova. Un po’ lontano dalla scuola, saranno due chilometri. Però come appoggio non è male. E lo sfrutto.
La nonna ha da sempre un motto: cosa vuoi che sia buttar giù un piatto di pasta in più? Ma io mi presento a pranzo con Giovanni. Il motto cambia immediatamente: cosa volete che sia buttar giù due piatti di pasta in più?
E così l’accordo è fatto. Dalla seconda alla quinta per la pausa pranzo ci presentiamo in piazza Sordello. Mio nonno, quando lavorava, era un’autista della provincia e quindi aveva avuto la fortuna di avere, come tanti altri, in affitto una parte dell’edificio a fianco del Palazzo Ducale. Un privilegio non da poco al quale mi sono aggrappato per tantissimi anni, parcheggio compreso.
Al campanello dell’una io e Giovanni iniziamo a percorrere le strade verso il centro. Giovanni sta particolarmente attento a non pestare le righe tra i marciapiedi: l’esito dell’interrogazione potrebbe dipendere anche da un piede posto malamente su una giuntura! Non mancano ovviamente le volte in cui spalleggiando lo faccio sbagliare apposta.
Passiamo per via Orefici, dove c’è un negozietto che vende materiale vario connesso ad alcuni artisti musicali di nostro gradimento. Ad ogni passaggio ci fermiamo per controllare se c’è qualche novità. Eccoci in piazza delle Erbe, dove la nostra attenzione è sempre per una signora che vende cappelli: noi, che usciamo da una specie di ragioneria, ci siamo sempre chiesti: ma come fa a vivere quella?
Arriviamo. Suoniamo e saliamo le infinite scale. Subito a tavola. Il tempo è davvero poco, visto che alle 14.30 dobbiamo essere già in classe (con i due chilometri da fare del ritorno). Il menù è quasi fisso per tutti gli anni. Pasta col tonno (in bianco) e cotoletta di pesce. Alcune volte può cambiare, ma mai di venerdì, dove è rigoroso il mangiar di magro.
A tavola oltre a mia nonna (che andava su e giù per la cucina) e a mio nonno (sempre pacifico e sereno), con noi c’è anche mia cugina Sara, che arriva giusto qualche minuto dopo di noi. Sullo sfondo le puntate di Beautiful. Mitiche! Sappiamo tutto di tutti. In quei venti minuti riusciamo a conoscere tutti i protagonisti e, meraviglie delle meraviglie, non perdere il filo della trasmissione da una settimana all’altra.
Dopo il pasto ci rimane una ventina di minuti. Io e Giovanni andiamo di là, in salotto, dove ci sprofondiamo nel morbidissimo (e pelosissimo) divano giallo. Ascoltiamo un po’ la radio e negli ultimi anni ci vediamo persino qualche video sul nuovo videoregistratore della zia Luisa. Sono momenti intensi nei quali io e Giovanni parliamo di tutto: musica, ovviamente, ma poi calcio, ragazze, genitori, scuola… vita in genere insomma.
Alle 14.10 ci alziamo e ripartiamo verso le lezioni. Stesso percorso, fatto un po’ più in fretta. Così per quattro indimenticabili anni.
All’uscita (verso le 16.15) con Giovanni torno in stazione. La corriera parte alle 17.30. Un’altra ora senza meta a girovagare per Mantova. I nostri luoghi preferiti: i negozi di dischi e la sala videogiochi sotto Galleria Ferri, senza scordare la pausa da Freddi per la mitica pizza.
Ora i pomeriggi non si fanno più. Si fanno più ore alla mattina. Certo, è sicuramente più comodo, non ci sono tempi morti. Eppure quei pomeriggi a Mantova dalla nonna o in giro per i portici, sono per me un’emozione ancora forte, che credo abbia lasciato il segno.