A volte mi prestano dei libri. Li leggo sempre volentieri. E li restituisco. C’è qualcosa di magico nei libri che hanno letto gli altri. Un profumo, una pagina piegata, delle sottolineature a matita. La cosa che però più di tutte mi piace sfiorare è l’eventuale firma che trovo nella prima pagina. Succede infatti (e lo faccio anch’io) che si scriva il proprio nome in quel foglio bianco appena si gira la copertina. I motivi per cui lo si fa sono tanti: per marchiare, per ricordare a chi il libro va restituito, per mania. A volte di fianco ci si mette una data, un giorno, un mese, un anno. Per alcuni è la data in cui si è iniziato a leggere il testo, per altri quella della parola “fine”. Spesso appare anche un luogo.
Queste firme mi emozionano. Una pagina bianca sulla quale si avverte il desiderio di scrivere il proprio nome. La pressione di una penna che abbassa leggermente la linearità del foglio per lasciare una traccia di inchiostro. Quasi impercettibile. Ma c’è. Ed io la sfioro, più e più volte. Fino quasi a percorrere tutte le curve delle lettere e dei numeri che ci sono.
La magia è quella. Oltre all’immaginazione che viene sempre dalla lettura di un libro, c’è anche il brivido di farlo insieme a chi l’ha sfogliato prima di te. Pensieri che si intrecciano e emozioni che si incontrano.
Congratulazioni per l’articolo sul libro firmato nella prima pagina bianca. Per noi addetti al lavoro grigio dei numeri e delle norme diversamente interpretabili
è un grande piacere scoprire una pagina diversa e splendente. Bravissimo. Perchè non scrive un libro di riflessioni diverso dalla materia degli Enti Locali, Corte dei Conti, Sindaci, poveri ragionieri ecc.?