Janga

Ho camminato fianco a fianco a lui per dieci giorni. Abbiamo mangiato insieme, dormito insieme, riso insieme. Mi ha guidato fino al campo base dell’Annapurna, sul sacro sentiero che porta a quasi 4.500 metri. Quando ti svegli alla mattina e l’unica cosa che devi fare è “camminare”, il mondo assume tinte e toni particolari. E condividi. I passi nel silenzio attendono la condivisione con i tuoi compagni di viaggio. Janga non è stata una guida, ma un amico. Sapeva esattamente quando lasciarmi andare avanti da solo e quando stare al mio fianco. Sapeva quando doveva parlare e quando tacere. Sapeva quando ridere e quando essere triste. Durante il percorso mi ha insegnato le parole del quotidiano nepalese. Io ho provato a dargli qualche lezione di tedesco, perchè lui accompagna anche gruppi della Germania. Abbiamo bevuto tante birre insieme. E si sa che in quei momenti, dal cammino al riposo serale, si creano legami indimenticabili. Per ora non ho sue notizie dopo il terremoto. Lo sto aspettando. Perchè ci siamo fatti delle promesse reciproche. E dobbiamo mantenerle. Entrambi.

p.s. Amici mi hanno detto che Janga ha scritto su Facebook. Sta bene. Al momento del terremoto stava accompagnando un gruppo in un trekking.

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