La finale

Se sei in Francia durante il campionato Europeo di calcio che si svolge in Francia, le partite diventano, inevitabilmente, parte del viaggio. Tre ricordi.

1. Italia-Germania. Scendiamo di corsa dalla Torre Eiffel per raggiungere il campeggio. Ci attende una sala stracolma di tedeschi. Ci sediamo e riusciamo persino ad ordinare qualcosa da mangiare. Durante la partita è un susseguirsi di sussulti. Riceviamo qualche sorrisetto, di quelli che si stampano in faccia quando si guarda con un po’ di curiosità una strana minoranza. Eh si, siamo noi. Italiani. Gli unici presenti. Domanda di un figlio: “Papà, per sopravvivere, è meglio se perdiamo o vinciamo?”. Perdiamo ai rigori. La mattina dopo troviamo il perimetro della piazzola contornato da bandiere tedesche. Alcuni ragazzi ridono e scherzano. Scappiamo. Vivi.

2. Francia-Germania. La Germania, dopo averci battuto, incontra i padroni di casa. Noi, cosa facciamo durante il primo tempo? Ce ne giriamo soli soletti per Le Mont-Saint-Michel. Non c’è nessuno. Al massimo dieci persone. Tanti locali sono chiusi. Rimaniamo incantati dal posto, che tanti amici ci dicevano essere troppo commerciale per essere definito “bello”. Ed invece, grazie al calcio in televisione, è bellissimo. Atmosfera unica, mentre la marea lentamente sale regalando emozioni uniche. Imprecazione di un figlio: “Papà. Tutto bello sì, ma il secondo tempo me lo fai vedere, neh?”. E così, ci imbuchiamo in un pub per vedere la Francia battere abbastanza tranquillamente la Germania. Ancora mi sto chiedendo per chi stavo facendo il tifo. Durissima.

3. Francia-Portogallo, la finale. Per quella cosa strana che mi sento addosso di dover tenere per quelli che non hanno vinto niente o poco, tifo Portogallo. Sottovoce però. Il campeggio ha allestito un mega tendone con il maxi-schermo. E’ tutto blu, bianco e rosso. Un bell’effetto. Noi scegliamo il più intimo bar e fingiamo di essere capitati lì per caso a cena. Ci guardiamo la partita. Curioso il modo di urlare dei francesi: un “oh” ad ogni azione. Pian piano sale la tensione. Al gol del Portogallo, una ragazza esulta e balla. Nel silenzio totale. Quasi imbarazzante. Ancora silenzio, nei pochi minuti fino al fischio finale. Poi le braccia e la voce che si arrendono alla sconfitta. Qualche lacrima. Perdere in casa la finale, fa male. Osservazione di un figlio: “Papà, guarda. Qualcuno è andato ad abbracciare la ragazza portoghese. Non è bello?”. Si, ricordatevi di tutto questo.

Print Friendly, PDF & Email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

diciannove − quindici =