Mio figlio, seconda superiore, mi ha comunicato che venerdì farà sciopero. L’idea di chiederlo non lo ha nemmeno sfiorato. Quindi lo ha scritto come dato di fatto nella chat di famiglia.
Allora ho provato a rompere un po’ io: “Su cosa?”. Risposta: “Il clima e quelle robe lì”. Chiaro. Ci mancherebbe. Come ho fatto a non pensare che sia necessario scioperare per il clima, ma soprattutto per quelle robe lì. D’altronde, non posso mettere sul tavolo esperienze di scioperi scolastici migliori: la guerra, la fame nel mondo, l’inquinamento, il traffico, l’apartheid, la siccità e quanti altri ancora. Bei tempi.
Di tutte le mancate timbrature scolastiche, ne ricordo una a cui davvero ci avevo creduto. L’unico sciopero, insomma, per il quale avevo una convinta convinzione convincente. A dicembre non avevamo ancora la lavagna in classe. Era valsa la pena immergersi nel freddo della nebbia per protestare. Altro che “il clima e quelle robe lì”.