Cotswold Way

La Cotswold Way è un sentiero che attraversa da nord a sud un pezzo di Inghilterra ricompreso tra Birmingham e Bristol. È lunga 102 miglia, cioè 165 chilometri con un dislivello di oltre 4.000 metri. Io e mio figlio Lorenzo l’abbiamo percorsa interamente negli ultimi sei giorni. Una vacanza speciale, capace di regalare sensazioni forti, di gioia e di fatica, di immagini e di colori fino all’esplosione finale dell’abbraccio all’arrivo a Bath.

Camminare è un tipo di viaggio particolare. Di solito è capace di svuotarmi per riempirmi. E così è stato anche stavolta, percorrendo una via unica attraverso quella che Jonathan Coe descrive come “Inghilterra profonda”. Nell’ultimo suo libro, per il quale mi sono concesso il lusso della lettura durante il cammino, scrive che questo clima ha a che fare con “le aree verdi dei villaggi, i tetti di paglia dei pub locali, le cabine telefoniche rosse e il lieve tonfo della pallina da cricket contro il salice”. Tutte cose che abbiamo, appunto, vissuto, insieme al passaggio di infiniti campi da golf, dai quali, anziani signori ci salutavano appoggiando la mano al loro cappello.

Dal mio taccuino.

“Camminando nelle Cotswolds ci sono tre certezze: le salite, le more e la birra. Arrivati ad un bivio non agitatevi nel cercare le indicazioni dei sentieri. Prendete quello che sale, non sbaglierete mai. Probabilmente il tracciato è stato elaborato da un vecchietto vendicativo e quindi vi fa percorrere tutte le colline possibili ed immaginabili. Parliamo delle more. Il riferimento è al frutto del bosco e non alle camminatrici che raramente si incontrano. Ai fianchi di ogni sentiero potete stare tranquilli di trovare le more. Spero vi piacciano perché sono veramente buone. E, inoltre, spezzano la fame, danno una mano ai passi e lasciano un buon sapore in bocca. La terza certezza la birra. Arriverete sempre in qualche paesino e di certo ci sarà sempre un pub ad accogliervi. Che sia quello in cui dormirete o meno, il rito della birra all’arrivo è sacrosanto. I primi sorsi fanno capire che ne valeva la pena”.

E ancora.

“Probabilmente è il posto più bello di tutto il trekking: un parco immenso, una vallata tra le colline. Le pecore in distanza sembrano statuine bianche nella loro immobilità. Il prato è perfetto perché loro lo tengono a regola d’arte tutti i giorni. C’è un albero solitario in lontananza che chiama a raccolta gli animali, un punto di riferimento nel saliscendi tutto attorno. I sentieri attraversano liberamente l’immenso spazio con una leggera traccia. Ci sono piante altissime e bellissime dove trovano riparo alcuni uccelli che al nostro passaggio spaventati scappano via. Finalmente è arrivata la “shower” regalando qualche goccia di pioggia, ma soprattutto quel paesaggio che tutti si aspettano dalla campagna inglese. Passeggiamo con piacere, nel silenzio degli spazi infiniti, che finiscono nei confini delle linee flessuose delle collina. Un posto incantato che entra negli occhi e si deposita nell’anima.”

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