Mai troppo presto

Ero un tipo preciso. Se c’era una scadenza, cercavo di rispettarla con largo anticipo. Il mio essere Responsabile del Servizio Finanziario di un comune mi chiedeva spesso rendicontazioni… entro una certa data. Se era “entro”, io con scrupolo procedevo all’adempimento con largo anticipo. Così, poi, me ne stavo sereno e non ci pensavo più.

Poi, la pubblica amministrazione, mi ha forgiato. Ed ho capito. Ogni volta che mandavo le tabelle di un qualsiasi resoconto, tre giorni prima della scadenza arrivava una mail del tipo: “Abbiamo cambiato i prospetti, siete pregati di provvedere ad inviare di nuovo la documentazione” oppure “Il sistema informatico ha avuto dei problemi e non abbiamo ricevuto le sue statistiche”.

Sempre più sconfortato rifacevo tutto, almeno due volte. Poi, appunto, mi sono fatto furbo e ho imparato a mandare tutto a ridosso del termine finale.

Ma non abbastanza furbo. Infatti, durante un corso di formazione in cui per alleggerire gli animi raccontavo della mia sconsolatezza nel non riuscire a programmare con la dovuta calma gli adempimenti, un partecipante si è alzato e mi ha detto: “Guardi, lei sbaglia ancora tutto!”. Io: “Ma come?? Faccio tutto all’ultimo istante, all’ultimo secondo dell’ora del giorno della scadenza?!”. Lui mi ha redarguito ancora di più: “Lei sbaglia. Deve aspettare che la sollecitino! E almeno due volte”.

Ci siamo messi a ridere, ma è stata come un’illuminazione. Sapete quei flash in cui si squarcia il cielo e i neuroni vanno a mille e si capisce tutto? Ecco, così.

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