Marco era ammalato di tumore da dieci anni. Come spesso accade, non ce l’ha fatta. Ed è morto. Marco ha incrociato la mia vita in pochissime occasioni eppure le ricordo benissimo. Le nostre strade si sono avvicinate in quel periodo dell’adolescenza quando si guardano con occhi ammirati i ragazzi più grandi, diciamo attorno ai quindici anni. Lui, che di anni ne aveva cinque più di me, mi ha lasciato in eredità due ricordi indelebili.
Un anno eravamo andati in vacanza con le rispettive famiglie. Eravamo al mare, sulla loro terrazza. Oltre a lui c’era anche suo fratello e sua sorella che veniva, ahimè, sempre presa in giro. Non ero un paladino della giustizia e a quell’età è di certo più facile mettersi nel gruppo di chi attacca piuttosto che in quello che va difeso. Il clima dei loro scherzi, però, era sempre piacevole, divertente, sereno. In quella terrazza ho scoperto due cose: i film di Elvis Presley e i Dire Straits. Soprattutto quest’ultimi mi sono entrati e da lì sono sempre stati dentro e collegati a Marco. Era il tempo di Brothers in Arms, per dire. Ed ho già detto tutto.
L’altro ricordo è una visita fatta sempre insieme ai miei genitori a casa loro. Avevo tutto un pomeriggio da passare con i tre fratelli ed era stato divertentissimo. Abbiamo fatto i quiz, ascoltato canzoni, suonato la chitarra, cantato, giocato nel cortile. Un clima bellissimo che sento forte in questi giorni in cui ho avuto la notizia della morte di Marco. Lo accompagno in questo suo viaggio mettendo su Your latest trick. Ciao Marco.