Webinerrando

La parola “webinar”, a molti sconosciuta fino a qualche mese fa, è entrata prepotentemente nel linguaggio comune grazie alla quarantena del coronavirus. Chi non ha seguito un corso di formazione online durante lo smart working? Come in tutte le novità linguistiche, però, si nascondono insidie di pronuncia o di traduzione.

Webinar, che vuol dire “Seminario interattivo tenuto su Internet” prende origine dalla integrazione di due parole “Web” e “(Sem)inar”. Insomma: un seminario, un corso, un convegno sulla rete. 

Tra le versioni più simpatiche e quasi sentimentali che mi sono capitate di leggere e sentire ci sono queste due:
  • web in air: dovrebbe tradursi con “internet in aria”, un po’ dove vanno a finire le nostre teste quando non si riesce a seguire attentamente un convegno;
  • we bin air: traduzione: “noi raccogliamo aria”, non male come sintesi per chi giunto al termine di un corso si chiede: ma a cosa è servito?!
E così, nonostante tutto, si riesce a sorridere. Nella speranza che presto ci si riveda anche in aula.
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