Mi è stato chiesto di raccontare un atto di coraggio che ho compiuto nella vita. Uno di quelli faticosi, non necessariamente eclatanti. L’importante è che fosse stato difficile. Ci ho pensato un po’ e sono andato alla ricerca di qualche episodio che mi fosse rimasto dentro. Ho scritto questo.
Si chiamava Barbara. Era la mia vicina di ombrellone. Sapevo il suo nome perché i suoi genitori la chiamavano così, non perché glielo avessi chiesto io.
Mi piaceva, era molto bella. Nei nostri 14 o forse 15 anni, non avevo avuto ancora l’ardore di parlarle. Ma ci guardavamo, di tanto in tanto, tra una risata con i nostri genitori o durante la lettura di qualche libro.
I giorni passavano, tra poco le vacanze sarebbero finite e ancora nemmeno una parola. Due giorni di countdown e poi… tutto finito!
Barbara, entrò nel mare. E quella volta presi coraggio, una fatica immane. Entrai in acqua e mi avvicinai. Sentii esplodere il rosso sulle guance e le dissi: “Poi, i tuoi genitori, te lo comprano il surf?”.