Nell’immaginario comune la parola ferie viene generalmente associata alla parola palma: un luogo lontano dove potersi rilassare.E fin qua siamo tutti d’accordo; ma è facile dimostrare che questa non è un’affermazione con un valore assoluto. Ne volete la prova?Ecco qua i diversi modi di concepire il periodo di riposo che spetta ad un dipendente comunale.
Il lavoratore. Dal punto di vista dell’impiegato o dell’operaio, le ferie sono una interruzione dell’attività lavorativa che permette di starsene per un po’ di tempo lontano dal comune (attenzione: non è la stessa cosa di dire “per starsene a casa”). Effettivamente è una delle prime cose che domanda al momento dell’assunzione: “a quanti giorni di ferie ho diritto?”. Poi si scorda della risposta per tornare puntualmente a chiedere ad ogni richiesta: “e adesso quanti giorni mi sono rimasti?”. Il risultato è un accumulo eccessivo di ferie non usufruite e allora torna alla carica: “ma mi possono essere pagate?”. Infine storce il naso quando il responsabile gliele impone d’ufficio durante il più piovoso e umido mese di ottobre che il meteo abbia mai conosciuto.
L’addetto alla gestione delle risorse umane. Per lui le ferie sono solamente quelle degli altri; si racconta che in qualche comune piccolo ci siano persone in grado di conoscere a memoria i giorni di ferie spettanti ai colleghi; solamente che il cervello, impegnato in questa dura attività, non ha più energia per affrontare i propri periodi di riposo. Per evitare di giungere all’estremo delle forze cerca di coinvolgere gli altri dipendenti ad una regolare attività di conteggio ferie. A tal fine propone le più svariate soluzioni:
– blocco di carta ricalcante (meglio se di colore diverso) sul quale annotare i giorni residui, quelli di competenza, quelli usufruiti e quelli ancora da utilizzare;
– libretto da conservare gelosamente in ciascun fascicolo personale;
– inserimento del numero dei giorni direttamente in un angolino della busta paga.
Fidatevi, nessuno di questi metodi funziona mai al cento per cento.Ma il responsabile non si scoraggia, perché è pieno di inventiva. Ecco l’ultima proposta: gestiamo i giorni di ferie, come i buoni pasto! All’inizio dell’anno assegniamo tanti buoni, quanti sono i giorni spettanti. E poi ce li facciamo consegnare ad ogni richiesta. Questa figura però va capita. Oltre infatti ad essere colui che risponde alle domande di tutti i lavoratori già viste nel profilo precedente, si riceve quotidianamente le più strane richieste. Ecco qualche esempio:
– ma posso usufruire delle ferie ad ore? (Suggerimento di risposta: no, solo a secondi e semmai, ma solo col permesso del Sindaco, a minuti);
– se sono in ferie e mi ammalo cosa succede? (Prima di dare la risposta giusta, provate con: ma hai preso la medicina?)
– mi hanno detto che nei comuni vicini ti pagano le ferie che non fai, ti fanno lavorare con un aumento di stipendio mentre sei in ferie e infine ti regalano delle ore di permesso. Non si può fare anche da noi? (Risposta: ma tu hai mai visto il bilancio di quei comuni alla voce “spese per lo psicologo”?).
– si possono comprare le ferie dei colleghi che ne hanno ancora tante da fare? (ovviamente, ma dipende dalla percentuale di mediazione che mi spetta…)
Siamo però onesti: senza questa figura i nostri giorni di ferie sarebbero indefiniti. Nel bene e nel male. Ma di certo non sarebbero mai corretti.
Il dirigente o il responsabile del servizio. È colui che autorizza le ferie (anche se si narrano di prospetti nei quali è prevista la firma multipla: del responsabile di area, del responsabile del settore, dell’assessore competente, del sindaco e della moglie o del marito). La frase che più sentirete sulle labbra di un responsabile è: “Garantitemi il servizio e fate le ferie quando volete!”, che generalmente significa: che non accada che per un disservizio mi riducano l’indennità di risultato…Non ha un ruolo facile. Lui è la mediazione (soprattutto negli enti più piccoli e con pochi dipendenti) tra il diritto al riposo dei lavoratori e le necessità (a volte improvvise) degli amministratori.
Il Sindaco. Si sa, lui ci tiene che le cose nel proprio comune vadano sempre bene: i dipendenti siano contenti del loro lavoro e dei loro colleghi, i responsabili entusiasti della loro programmazione e gli assessori ammirati dalle sue capacità gestionali. Il problema ferie per lui è un dettaglio. Se ne occupino altri, ma che il comune funzioni alla grande!, perché se non viene rieletto…
L’assessore alla cultura. Tutti in ferie, tranne il giorno della letteratura o di apertura della mostra filatelica/fotografica/hobbistica.
L’assessore allo sport. Tutti in ferie, tranne che per l’inaugurazione del nuovo mega palazzetto polivalente (e presentarsi in tutta di ginnastica, please).
L’assessore alle manifestazioni. Guai ad andare in ferie d’estate, durante la sagra paesana.
L’assessore alla pubblica istruzione. Non si concedono giorni di ferie durante la sacralità del primo giorno di scuola.
L’assessore all’ambiente. Vanno bene le ferie durante tutto il resto dell’anno, ma il tal giorno tutti in spiaggia a raccogliere i rifiuti!
L’assessore all’urbanistica e alla viabilità. Tutti in ferie tranne gli agenti di polizia locale!
L’amico che non lavora in comune. Soggetto frequente nella nostra società. Lo riconoscete dal sorrisetto stampato in faccia appena accennate alla parola “ferie”. Gli si illuminano gli occhi, perché gli è appena venuta in mente una battuta già sentita e risentita. Pensa se farvela. Si arrende. E vi dice: “Ma scusa, tu che sei dipendente di un comune, sei sempre in ferie! Ogni mattina quando vai al lavoro!”. Non arrabbiatevi, non dategli la soddisfazione. Raccontategli anche e soprattutto di tutti gli altri trattamenti di favore che avete e mandatelo… in ferie!