Progressioni olimpiche

Anche la pubblica amministrazione ha le sue specialità olimpiche. Si chiamano progressioni orizzontali e progressioni verticali. Un po’ come il salto in lungo e il salto in alto.

I due istituti, soprattutto negli enti locali, hanno avuto una regolamentazione a livello contrattuale tanto che ormai sono ben conosciuti da più o meno un decennio.

La pratica sportiva ha raggiunto il suo punto massimo nel 2004, quando il doping dell’euforia generale permetteva quasi automaticamente degli ottimi risultati.

Poi un parere del Consiglio di Stato ha riportato a più degni blocchi di partenza quella che prima era stata più che altro una gara senza molta competitività. Ancora una volta la pioggia aveva creato un terreno facilmente percorribile.

La fase successiva è stata quella delle nuove specialità. Nel tentativo di classificarsi ai primi posti, gli atleti del salto in lungo hanno cercato la via del salto triplo puntando ad una progressione orizzontale di massimo impatto.

Niente da fare! Il Contratto degli enti locali del 2008 ha stoppato nuovamente il tutto. Per procedere il candidato al podio deve rimanere almeno due anni nella posizione precedente e probabilmente ciò gli farà saltare le prossime olimpiadi.

L’atleta dedito invece alle progressioni verticali ha provato ad impugnare l’asta per primeggiare in un balzo irraggiungibile. Proprio sul più bello l’asta è stata portata in alto dove ormai neppure il mitico Bubka riuscirà ad arrivare.

Ci sono stati quelli che hanno sbagliato le corsie. Si partiva nella B e si voleva andare nella B3, si era collocati nella D e si decollava a razzo per la D3.

Ci sono stati gli atleti diplomati che ritenevano di valere di più sul campo rispetto a quelli laureati. E quelli laureati che guardavano l’attestato appeso al muro e scuotevano la testa.

Ci sono state le selezioni interne, i concorsi esterni con riserva, i concorsi esterni vinti dagli interni.

Un galà dell’atletica insomma.

Il tutto però è destinato a finire. Definitivamente.

L’organizzatore è sceso sulla pista e ha fissato delle regole insormontabili. Si chiama D.lgs. 150/2009. Uno speaker lo annuncia al pubblico. Da ora in poi ad esempio non si può più barare. Chi fa il salto in lungo, sarà oggetto di esame dal giudice ordinario. Chi fa il salto in alto verrà giudicato dal tribunale amministrativo.

Lo starter segnerà la partenza con il 50% e con l’obbligo del titolo per l’accesso. Non è un colpo di pistola, ma fa male alla stessa maniera.

Per la specialità orizzontale forse c’è qualche margine in più. Purché non si faccia i cattivi per tre anni durante gli allenamenti.

Forse, a questo punto, all’atleta conviene rassegnarsi e puntare su qualche altra disciplina olimpica. Una bella quaranta chilometri ad esempio farebbe dimenticare tutto quanto.

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