La signora al mio posto

La signora al mio posto

24 febbraio 2009

Mi ritrovo sul treno seduto in un posto non mio. Ovviamente con l’ansia alle stelle. Potrebbe passare infatti da un momento all’altro il controllore che mi invita a trovare qualche altro posto eventualmente disponibile, o nei casi più estremi, a scendere alla prossima fermata.

Prenotando i biglietti su internet mi vengono assegnati i numeri più diversi da una volta all’altra. Non so dire se ricorra un numero più frequente degli altri durante i miei spostamenti. Fatto sta che oggi avevo la carrozza uno, posto 105 sia all’andata che al ritorno. Cose da giocare il tutto al lotto (veramente io e Cristina ci abbiamo già provato una volta in ritorno da Como, ma i nostri ben due euro sono stati buttati infruttuosamente sui biglietti arancioni).

Questa mattina all’andata è stato tutto ok. Treno completamente libero e noi, unici quattro passeggeri, stipati attorno ad un tavolino a cercare di incrociare nel modo corretto le gambe… oh, ma dico io, qualcuno ha mai capito la razionalità del sistema che distribuisce i posti? Sui treni mica ci sono i problemi di bilanciamento degli aerei, mi risulta.Pazienza. Almeno riesco a leggermi la Gazzetta dello Sport del ragazzo di fronte.

Il ritorno, coincidente con il martedì di Carnevale, la carrozza è piena. Salgo e come sempre controllo il numero che mi è stato assegnato. Occupato. C’è già una signora. Adesso che faccio? Ma perché la gente si deve sempre sedere al posto degli altri? E poi perché sempre a me!? Non so che fare. La signora, che capisce tutto, tira fuori il suo biglietto: guardi che questo è il mio posto. Sento l’imbarazzo e il rossore salire verso l’alto. Boh, non capisco. Sul mio biglietto c’è scritto chiaramente 1-105. Vuole vedere?, mi chiede la signora. Massì, una sbirciatina non fa mai male. Oh, ca…spiterina! Anche lei 1-105. Mi rassegno. Non si preoccupi, cercherò un altro posto.

Ed eccomi qui. Siamo solo appena dopo Mestre e già so che tra Padova, Vicenza e Verona qualcuno verrà a bussarmi sulla spalla: scusi quello è il mio posto. E vabbè, finirò il viaggio in piedi… sai che roba!

Mentre scrivo tutto ciò, vedo un’ombra che mi si affianca. È la signora. Aria tristissima. Si è fatta mezza carrozza. Mi guarda: mi scusi, sa. Ma c’è stato un errore. Quello era davvero il suo posto. È vero, anch’io ho il posto 105, ma su un altro treno… quello che va a Roma!Le sorrido con tanto affetto e le consiglio di scendere a Padova, che di lì passa di sicuro qualcosa che fa al caso suo. Si ricordi di rifare il biglietto però… se no si becca pure la multa!Mi ringrazia e mi chiede se voglio tornare al posto della contesa. No, non si preoccupi. Però si affretti… ci stiamo già fermando.

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