Lo specchietto retrovisore
A volte succede. La coda delle macchine, il ritardo al lavoro, le mani ferme sul volante. E sei lì, imbottigliato, tra due auto guidate da perfetti sconosciuti che con te condividono un pezzo di strada. In quel limbo di “tempo – non tempo” il contatto umano è tenuto in piedi dalle immagini riflesse in due specchietti retrovisori: il tuo e quello della macchina davanti.
Alzi lo sguardo e controlli chi hai dietro, osservi il modo di vestire, di guidare e le attività che si possono fare al posto di guida: telefonare, leggere, cantare.
Abbassi lo sguardo e vedi riflesso nello specchietto che ti precede gli occhi assonnati di un compagno di sventura (o di avventura, dipende dall’umore del mattino).
Persone sconosciute si intrecciano in un gioco di rifrazioni, di ammiccamenti, di smorfie e di commenti interiori che mai verranno resi pubblichi.
Nel caos di un qualsiasi momento della giornata fai amicizia con persone con le quali mai ti soffermerai davanti ad una birra o attorno ad un tavolo, con uomini e donne che percorrono con te uno spazio “tempo – non tempo” vissuto distrattamente, con racconti di vita che in quel momento nascono e muoiono.