Sindone
25 Aprile 2010
Mentre nel mio paese si consumava una tragedia ancora indescrivibile, insieme ad un gruppo di amici arrivavamo nella bella Torino. Oltre ad un giro per la città, l’obiettivo era la visita alla Sindone.
Ricordo quando tanto tempo fa i miei genitori mi portarono allo stesso evento, precisando che la “prossima volta sarebbe stata aperta dopo cinquant’anni”. Forte anche di questa giustificazione, mi rivedo alla lunga attesa nel piazzale della basilica ricco di emozioni e di curiosità. L’immagine di quel primo incontro riaffora di tanto in tanto come un momento di estrema serenità trascorso con la mia famiglia.
Poi si sa. Il marketing stravolge le promesse e quindi la Sindone di tanto in tanto viene rimessa in mostra credo più per aspetti commerciali che altro. Forse per il ricordo di quanto avevo vissuto, siamo andati con tanti bambini a Torino in una giornata di reale primavera.
Mi son da subito reso conto che l’infatuazione avuta quando ero un bambino delle elementari era passata. C’è ancora l’immagine di quell’attimo, ma mi sono scoperto estremamente più razionale, storico e curioso. L’evento di per sè va vissuto e non si mettono in discussione le diverse modalità personali con cui si approccia la questione. Un’ottima organizzazione ha quindi fatto da sfondo ad una giornata bella e piena, di quelle che saziano.
La definizione più bella della Sindone che ho raccolto è questa: una provocazione alla razionalità. Vero, verissimo. Indipendentemente dal crederci o meno.