Una botta di vita

Una botta di vita

31 ottobre 2008

Sul regionale Milano – Verona compare all’improvviso poco prima di Brescia una giacchetta verde. Una signorina ci comunica che il treno non può proseguire oltre e pertanto per continuare la corsa dobbiamo salire su un’altra vettura al binario tre. Le sorprese fanno parte del viaggio in treno. Tra l’altro fuori piove e l’aria è abbastanza malinconica essendo il venerdì pomeriggio di una settimana abbastanza pesante.

Sul nuovo treno trovo un solo posto libero. Ho un biglietto di prima classe, ma non ci sono vagoni appositamente destinati. Fa lo stesso! Devo scendere alla prossima, Desenzano.

Di fronte a me due giovanotti che frequentano sicuramente qualche scuola superiore a Brescia. A fianco una ragazza che non ho avuto il tempo di guardare né salutare mentre mi accomodavo tra di lei e il finestrino.

È al telefono e sta raccontando la sua giornata a qualcuno, diversi amici credo. Ed è stra felice. È il suo primo giorno di lavoro all’Agenzia delle Entrate. È stata accolta alla grande, insieme alle altre 35 nuove assunzioni. Sono state ad un corso di aggiornamento e all’improvviso si è presentato uno dei mega capi vestito di bianco: bellissimo, l’ha definito. Le chiedono dell’orario di lavoro. 7 ore e 12 minuti al giorno, con una pausa che varia dalla mezzora all’ora, come vuole. Con un po’ di calcoli alle 15.45 potrebbe essere già fuori. Sì, andrà in treno tutte le mattine. È un po’ distante ma va benissimo così. Si occuperà da subito di accertamenti, sai quelle cose che devi controllare quelli che hanno dichiarato un tot e poi invece hanno pagato un’altra cifra… ecco cose così. Sarà affiancata per tre mesi e poi in totale autonomia. Sì, certo che le manca la Puglia, ma “perché non mi venite a trovare questo weekend? Andremo a Verona a fare un giro e poi vi porterò nelle zone del Lago di Garda che sto imparando a conoscere”. Ha fatto nel frattempo amicizie. Lavorerà fianco a fianco con un tipa molto simpatica, hanno già riso e scherzato molto. “E passami Giorgio: ciao sciupafemmine! Come stai?”. E poi anche con altri due amici, tanti saluti. Addirittura un bambino, che sta facendo i compiti.

Ride con tutti al telefono, scherza, alza la voce ed esplode la vita. La malinconia se n’è andata. Scendiamo insieme. Le tengo la porta aperta mentre passa per uscire. Poi scendiamo le scale della stazione. Io volto a sinistra, verso il parcheggio, lei gira a destra, verso il centro.

Piove ancora un po’. Manco me ne accorgo.

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