Napoli

Mi hanno chiesto che fine avesse fatto questo racconto. Lo ripropongo volentieri. Ci sono cose che non possono essere dimenticate.

 

– Buona sera dott. Bertagna

– Buona sera

– Ben arrivato… c’è però un problema.

– Ah.

– C’è stata una rottura nelle tubature dell’acqua della sua stanza e quindi le abbiamo prenotato un altro hotel sempre del nostro gruppo.

“nostro gruppo”… mi vien da ridere.

– ma è vicino?

– Si, si. Può andare a piedi. Saranno tre chilometri e mezzo

– Ah. Avrei la valigia (e un viaggio di due giorni sulle spalle, ma questo non lo dico).

– Beh, allora la accompagniamo noi. Mimmoooo! Accompagni tu il dottore?

Si presenta un ragazzo, giusto appena più giovane di me (:-))

– Va bene per te se andiamo in scooter?

– Mi manca il casco.

È l’unica cosa che mi viene in mente di dire

– A Napoli il casco?? Ma smettila. Dai che partiamo.

– E la valigia?

– Dammi qua la tengo io.

– Salgo?

– Ti spiace se prima vado di là della strada a far benzina?

Certo, poi se vuoi puoi anche andare a casa, con la mia valigia, il mio pc e tutto il resto. Ma anche questo non lo dico.

Dopo il rifornimento salgo e partiamo. Un casino infernale. Intanto parliamo un po’.

– È la prima volta che vieni a Napoli?

– Macchè. Una decina di volte.

– Quindi la conosci bene? Dopodomani c’è la partita dell’anno, Napoli-Juve. Tutto esaurito.

– Ah, e io che ci avevo fatto un pensierino…

– Perché sei juventino? Guarda che ti mollo giù subito.

– No, no. I miei figli. Però ho portato a casa anche la maglia di Hamsik una volta.

– Ah, bravo. Stasera sai dove andare a cena?

– No, dimmi.

– Ti consiglio la Trattoria da Nennella. È nel quartiere spagnolo.

– Torno vivo?

– Direi di sì, ma stai attento. Comunque scusaci per l’albergo. Ma all’improvviso un gruppo di giapponesi ha anticipato l’arrivo.

– Quindi non era una questione di tubature?

– Quali tubature?

Vabbè, ormai ho capito come funziona. Sfrattato da un gruppo di giapponesi. Me li vedo già a fotografare il tubo-non-rotto del bagno della loro camera!

Arriviamo. Guardo in alto. Verso il cielo. Nessuna stella. A proposito, l’albergo ne ha tre. Però di fianco c’è scritto “superior”. Quell’altro ne aveva sempre tre ma c’era scritto “top”.

Ma non mi lamento. Ci mancherebbe. Ieri ero in cinque stelle L, oggi sono vivo. Decisamente mi accontento.

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