Nemo

Un attimo fa era tra le mie mani. Ora è libero nel cielo che sta volando via, sopra i tetti, verso nord, forse è già a Peschiera. Non sono per niente felice della sua libertà, anzi a dirla ben bene come fanno gli adulti: sono proprio incazzato.

Tre settimane fa, in occasione della sagra della Beata Paola, il papà mi aveva promesso un unico regalino che avrei dovuto scegliere tra le bancarelle della fiera. L’ho visto subito: era grande, colorato, sorridente, ma soprattutto stava in cielo da solo: un palloncino di Nemo.

Ho fatto persino i capricci per averlo, perché il papà mi spiegava che prima di comprarlo era meglio fare i giri sulle giostre altrimenti non sapevo dove tenerlo, ma io lo volevo subito. Addirittura mi ero messo a fare una di quelle sceneggiate che ai grandi davvero non piacciono, puntandomi con i piedi per terra e strillando a più non posso in mezzo alla gente.

Vabbè: dopo i giri in giostra il papà me l’ha comprato.

L’abbiamo portato subito a casa, prendendolo in mano lo buco da una parte, ma con un bel pezzo di scotch siamo riusciti ad aggiustarlo senza gravi danni.

E così per tre settimane il palloncino ha girato per casa. Certo ogni tanto mi accorgevo che si sgonfiava, ma rimaneva sempre su, attaccato al soffitto e lontano dalla luce (il papà mi ha detto che se per caso tocca la luce scoppia).

Mio fratello birbante ogni tanto lo voleva ed io glielo lasciavo giusto giusto un attimo… non si sa mai con quello!

Questa mattina però Nemo non ne voleva sapere: il mare bianco del soffitto non gli bastava più e lievitava a mezz’aria tra le onde. Ho provato anche a portarlo fuori, in giardino, ma ben attento a non lasciarlo scappare anche se mi sembrava che stesse fermo davanti a me.

Poco fa ci ho riprovato. Ma un colpo di vento me l’ha portato via. Sto urlando come un disperato mentre Nemo sale sempre più in alto. Sbatte dapprima contro la casa e poi ecco, sempre più lontano fino a diventare un puntino invisibile.

Papà! Digli di scendere! Chiama subito il nonno  e digli che se passa sopra casa sua lo tiri giù! Telefona alla Federica che se arriva a Peschiera nel suo giardino ce lo riporti indietro!

Mio papà mi dice che Nemo è voluto scappare perché, se no, questa notte non sarebbe più stato in grado di volare.

A me non interessa niente però! Io voglio il mio palloncino che è scappato viaaaaaaaa.

Si è fatta sera. Siamo ancora seduti qua sulla panchina, a vedere se Nemo ritorna. Forse se n’è andato con gli uccellini, per via della migrazione.

Penso davvero che non ritorni più. Domani non mi ricorderò più di questo momento. Ho pianto tanto, perché era lì tra le mie mani, ed ora non c’è più. Anche il papà e la mamma erano commossi dalla mia disperazione. Ma ora tutto è passato. Mi devo abituare anche a queste piccole tragedie quotidiane, stanno dicendo. E forse chissà, anche il palloncino è davvero più felice così, come dice il papà, anche se io non ci credo molto.

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