A casa dei miei c’era la moquette. Rossa in sala e nel lungo corridoio. Le case di una volta: più corridoio che zone abitabili. La moquette era poi gialla in camera gialla e verde in camera verde. Marrone in camera dei miei genitori, ma non so perchè quella non è mai diventata la camera marrone. Quindi fin da piccolo le scarpe rimanevano sulla porta di casa. Dentro solo scalzo ed è sempre stato un gran piacere. Spesso anche senza calze, perchè si sa che la moquette è calda. Oltre, ovviamente, a essere un’attrattiva per la polvere. Ricordo lunghi pomeriggi ad aspirare il tutto. Lo facevo anch’io, beata mamma che mi ha insegnato a fare qualche lavoretto. Poi è arrivato mio fratello, che fra tante cose era pure allergico agli acheri.
L’allergia di mio fratello ha costretto a cambiare tutto. Dalla moquette siamo così passati al parquet. La camera gialla ha continuato a chiamarsi gialla (la tappezzeria, altra magia degli anni 70), la camera verde ha continuato a chiamarsi verde e la camera dei miei genitori è ancora là senza un nome colorato. In compenso il corridoio ha continuato nonostante la pavimentazione diversa ad essere il campo di calcio di casa. Io da una parte, mio fratello dall’altra. Lui è pure diventato più bravo di me, ha giocato di più e ha fatto più gol, ma questa è un’altra storia.