Un giorno d’acqua

Il mio primo corso a Bari è stato all’insegna dell’acqua.

Si, certo, a Bergamo veniva giù il mondo già alle sette di mattina. Giusto la sera prima avevo visto un documentario in cui spiegavano perché un aereo si era spezzato in due a causa della pioggia. Si era salvato un passeggero seduto al numero 24. Coincidenza o meno, mi sono seduto lì. (Versione ufficiale: essendo un volo Ryanair mi sono seduto dove ho trovato posto). A tre minuti dal decollo è apparso il sole. Anche a Bari il tempo era ottimo. Quasi quasi, tutta quella luce dava fastidio. Tutti si saranno chiesti: cosa fa sto qua con la berretta e la sciarpa di lana?

La pioggia non c’era, ma l’acqua sì. Dove? Come sempre lì sul tavolo dei relatori. Si vede che quella di Bari però era speciale. Dopo due bicchieri sono dovuto correre in bagno. Non mi era mai successo. Ho messo una slide molto molto “difficile” e ho annunciato il mio bisogno. Voi andate pure avanti, io arrivo subito. E così è stato.

Giuseppe in sala se la ridacchiava… ma non potevi andarci prima?, mi ha chiesto. Il fatto è che c’ero andato, ma si vede che l’umidità che mi portavo dietro mi è scesa dentro… oppure era l’acqua più diuretica del mondo. Può essere.

Un bicchiere d’acqua mi è stato offerto insieme alla cioccolata calda più buona del mondo che ho gustato con l’amico nel porticciolo di Torre a Mare. Dalle nostre parti succede raramente di vedere quel piccolo bicchiere d’acqua a fianco di un caffè o di una bevanda calda. A me piace. Quando c’è lo accolgo sempre volentieri. Mi sembra un bel gesto.

Ed infine, all’aeroporto di Bari per il rientro. Come sempre volevo arrivare con un bel po’ di anticipo. Giuseppe mi ha detto: guarda che non c’è bisogno. Io: dai, ci sono le attese, i controlli… Lui: ma stai scherzando?! Qua non ti controllano niente! Sembra tutto serio, ma passa tutto tranquillamente.

Abbiamo il tempo di prendere un aperitivo e di leggere insieme un libro. Lui mi regala la sua ultima opera con dedica. Nome e cognome, mi dice. Così sono sicuro che era proprio per me. Strabuzzo gli occhi.

Poi, scettico, dimentico involontariamente, mezzo litro d’acqua nello zaino. Passa ai raggi x incolume. Esagero: appena passata la sicurezza estraggo la bottiglietta e me la scolo davanti agli addetti. Non fanno una piega. Evidentemente non era materiale per fare una bomba.

E così torno. Poi è chiaro: a Bergamo piove.

 

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