C’è un attimo al termine di ogni camposcuola (o campeggio, che dir si voglia) che mi affascina più di tutti. È il momento in cui devo raccogliere le mie cose seminate nel grande teatro. I libri dei canti, la chitarra, la stampante, i giochi, l’immancabile cartellina blu. I quindici giorni trascorsi con i ragazzi, lasciano segni sparsi dappertutto. Mentre butto nella borsa il materiale usato, c’è sempre una musica che fa da sottofondo al palco, alle sedie blu e alla moquette grigia. Ho impresso ogni istante degli ultimi anni. Quest’anno, ho lasciato la casa con la canzone “E…” di Vasco Rossi. L’anno scorso era stata la volta di “Ho Hey” del Lumineers. Poi c’erano state “21 Guns” dei Green Day e “War” dei Poets of the fall.
E la musica, crea quella giusta malinconia con cui lasciare per ripartire.
secondo me scrivi benissimo…perché non scrivi un libro di racconti e lo pubblichi????io ti leggerò….