Soldi

In questi giorni si parla tanto di soldi. Di quelli di Neymar e di suo padre. Del fondatore di Amazon che è stato l’uomo più ricco del mondo per pochissime ore ripassando subito il trono a Bill Gates. Del matrimonio di Messi e della richiesta agli invitati di fare una donazione all’edilizia popolare in Argentina. Somme che toccano la nostra coscienza o che almeno stimolano un discorso tra amici o in famiglia. La stampa va sulla contrapposizione tra “quanto guadagni e quanto giri in elemosina”. Che a dirla tutta sarebbe una faccenda molto personale, addirittura segreta, come insegnano più o meno tutte le religioni: non sappia la tua destra cosa fa la tua sinistra. Ma si sa che bisogna fare audience, quindi è normale far sapere che gli amici di Messi hanno dato più o meno 37 euro a testa in carità. A questo punto le nostre abilità matematiche si mettono in gioco per calcolare improbabili percentuali di capacità di elemosina fino a giungere al primo commento che il caldo di questi giorni riesce ad elaborare. E la commedia umana, consumata dai giornali, prosegue.

Di fronte a queste notizie, a me capita solo una cosa: puntualmente la mia mente mi ricorda la storiella della vedova nel tempio. Ma sì, quella in cui Gesù si ferma a guardare la gente gettare monetine nel tesoro del tempio e al vedere la donna gettare solo pochi spiccioli dice: “Questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere”. In quel momento sono stati cancellati tutti i calcoli aritmetici e la dimensione è passata dai soldi alla dignità della persona. E allora sto zitto.

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