Mamma e papà

Stiamo vendendo casa e quindi incontriamo tante persone che vengono a vederla per un eventuale acquisto.

C’è una storia per me molto italiana in quello che accade. Arrivano tante coppie giovani che curiosano con occhi arzilli tra le pareti domestiche: fanno domande, si informano, chiedono se si può spostare una parete, vogliono chiarimenti sugli impianti. Diverse se ne vanno contente e sono convinto che sotto la mascherina hanno quel sorriso che si vede quando si progetta, quando si immagina il futuro, quando si vuole costruire una vita: gli occhi, peraltro, non tradiscono.

Alcune tornano, con un amico ingegnere, architetto o semplicemente muratore per continuare a desiderare immaginando. Per me, dovrebbe finire qui, dovremmo trovare un accordo e chiudere la questione, ognuno con i suoi sogni. Invece, manca ancora una visita: quella con i genitori. Eh sì, le coppie tornano con i loro genitori. E finora, tutte, sono state bastonate dai commenti di papà e mamma: la casa è troppo piccola, il giardino va rifatto, le ante sono da sistemare (era un lavoro che mi riservavo di fare quando sarei andato in pensione), lì bisognerebbe fare una finestra, ecc. ecc. Ho visto spegnersi gli occhi. È un attimo. La curva dalla gioia alla rassegnazione è una piccola ruga tra le ciglia e le sopracciglia.

Papà e mamma. Non c’è niente da fare. Non ci spostiamo da lì. Non riusciamo a capire che a trent’anni si possono fare scelte anche senza la benedizione dei nostri genitori. Cosa manca? Coraggio? Forse dentro ai giovani italiani manca questo spunto di autonomia che hanno in altri paesi? Fa comodo tenere i figli sotto la propria ala per mettere al sicuro la nostra coscienza?

Ci sono rimasto un po’ male e anche i giovani, che spesso sono tornati a chiederci scusa per il comportamento dei loro genitori. Qualcosa, davvero non funziona.

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