In poco più di un anno e mezzo il tumore si è portato via Andrea. Il messaggio è arrivato presto questa mattina e ancora sta facendo tam tam tra gli amici. Sapevamo che mancava poco, pochissimo. E poi c’è sempre quell’improvviso che non sai mai quando accadrà. Una notifica.
Andrea è stato presente durante tutta la mia vita. Era il fratello di Luigi, della mia classe. E quindi, nelle varie occasioni – dalla scuola ai campi estivi in montagna – anche Andrea era presente accanto al fratello.
Nell’anno della maturità, con il mitico Inter Rail, abbiamo scorrazzato per mezza Europa. Andrea c’era, con me, Luigi e Francesco. Nell’ostello chiuso a chiave di Parigi, a comprare il primo Casio digitale a Londra, sul campanile della cattedrale di York, a cercare un fiume inesistente a Edimburgo, a immaginarsi l’uscita del mostro a Loch Ness, sulla spiaggia di Thurso, tra i vicoli di Belfast, sulla scogliera a Giant’s Causeway, nei pub a Dublino e poi via sulla strada del ritorno con più nessuna lira rimasta in tasca.
Andrea è stato anche il condottiero di altre due clamorose vacanze estive: Ungheria, Polonia e Cecoslovacchia in auto, in gruppo da otto.
Abbiamo passato delle notti a dormire sotto delle serre, abbiamo affrontato discese sugli sci, ci siamo fermati nei rifugi a mangiare e abbiamo vissuto il momento delle slitte in montagna. C’è stato il periodo del gioco delle carte, delle uscite al sabato sera, dell’abitare vicini di casa.
Andrea faceva il falegname. Insieme a suo fratello Luigi avevano una vera e propria bottega. Tutti dicono che sono bravissimi, forse i migliori della zona. Anche in quest’ultimo anno, nonostante le chemio, non appena riusciva ad avere un po’ di forza, Andrea tornava al lavoro.
Nei dettagli dei suoi lavori, nella precisione della sua arte, nella passione per quello che faceva, nelle immagini di quello che abbiamo vissuto insieme lo cerco, per tenerlo un po’ con me, per non lasciarlo andare subito così lontano.